GIANNA PANICOLA
Critico d'arte
“L’arte più ascetica, quella che mira a raggiungere, con mezzi poveri e puri, le ragioni più disinteressate del pensiero e del sentimento, non è soltanto sorretta dalla materia alla quale si sforza di sfuggire, ma è nutrita da quella”.
Henri Focillon, “Vita delle forme”
In Giovanna Benzi, è il sentimento che scende dall’alto e si condensa in nuvola, simbolo mobile di bellezza! Dentro ogni nuvola, vive l’anima sognante, tra i tormenti del cielo e le tempeste del cuore. È il luogo d’origine di altre forme, al di là del fenomeno stesso, al di là dell’universalità. I cieli con nuvole, hanno suscitato e suscitano ancora oggi, curiosità, considerati luoghi eterei di manifestazione del divino, di segretezza e di spiritualità. Nelle diverse striature di cielo, i popoli di antiche civiltà, vi rintracciavano scritture volute dalla mano di Dio creatore, come riportano i versi della Sacra Scrittura. Nei cieli “ricchi” della Benzi, si esprime la manifestazione di un desiderio vivido e mutevole, come lo sono gli stati d’animo e i suoni. “Songs of the Sky”, conosciuta con il nome “Equivalent”, è la serie di fotografie di nuvole che Alfred Stieglitz realizzò nel 1922, come espressione del suo personale stato emotivo. In Giovanna Benzi, infatti, si ha la sensazione di sentire l’avvenimento, la fluttuazione cui sono soggette le diverse formazioni nuvolose. Le opere dai titoli “Partono”, “Corrono”, “Avanzano”, “Arrivano”, sono tutte azioni, esprimono la mutevolezza atmosferica e d’animo, come una danza che unisce ritmo e movimento insieme. Si possono osservare nuvole basse ed estese, altre alte e a sviluppo verticale, che ricordano la classificazione avanzata dal farmacista londinese Luke Howard nel 1803. Sembra che ogni nuvola si trovi in uno stato di mistica attrazione calamitica. Si può parlare di una sorta di ascesi del colore incentrata su varie tonalità di azzurro, di grigio, culminante nei gialli, nei rossi, nei violetti, ne “L’oro in cielo” e nel “Il calore del tramonto”. L’oro, da sempre essenza regale, “incendiava di luce le pale d’altare”, smaterializza e nello stesso istante impreziosisce. Le esplosioni vulcaniche, altre particolarità paesaggistiche della Benzi, ottenute attraverso vigorosi effetti di luce e di vibrazione, sprigionano una forte musicalità e un’intensità spirituale: sono il respiro della terra! Straordinaria è la rapidità con la quale vengono fissate sulla tela le infinite forme di nuvole e il loro diradarsi, correre via, come se avessero fretta di fuggire. In cieli tempestosi si scontrano, si incalzano sotto i raggi argentei, mantenendo la loro forma essenziale, diversamente dai cieli del “sublime” ottocentesco, mutuate in un pulviscolo atmosferico. Nei suoi paesaggi, in cui il cielo occupa tutto il campo visivo, si intravedono scorci di dolci colline, di montagne, chiome di alberi, piccole porzioni di terra a suggerire orizzonti lontani e una spazialità in continua evoluzione. Nelle opere di Giovanna Benzi la pittura diviene essa stessa natura, interviene come sostanza di cielo; l’oscurità della notte è interrotta da fiotti vulcanici, mentre la luce del giorno da grigie fumate in grandi contrasti di rossi, neri, bruni e di azzurri, blu, bianchi…