ORLANDO PIRACCINI
Critico d'arte
È stato scritto che le nuvole dipinte di Giovanna Benzi sono soggetti/oggetti simbolici, allegorie, metafore di qualcosa che è profondamente connesso con la vita, con il cuore, con il sentire. Per chi le riporta sulla tela, insomma, sono veri e propri moti dell’anima. Se così è non dovrebbe lo spettatore limitarsi alla contemplazione di questi dipinti, che anzi vanno intesi, decifrati, interpretati ben oltre le immagini apparenti. Non a caso soddisfa la loro autrice sapere che un qualche suo estimatore da quando ha visto i suoi dipinti guarda il cielo con occhi diversi. Sembrerebbe una semplice battuta, ma è invece il più valido giudizio critico sulla capacità della pittrice delle nuvole di superare la realtà fino a raggiungere la magica sfera dell’invisibile. E infatti, non sono questi cieli dipinti gli stessi che noi osserviamo ogni volta che alziamo gli occhi al cielo. Non c’è naturalismo né oggettività nella pittura di Giovanna Benzi, che si pone al di fuori delle tradizionali e ormai consunte categorie del figurativo e dell’astratto. Questi cumuli o cirri nuvolosi stanno su un discrimine espressivo dal quale la pittrice prova a comunicare con lo spettatore mediante la traduzione in immagini - immaginifiche - ciò che solamente lei può vedere, e perfino percepire, come solo al vero artista capita. Lo strumento che usa è quello della lirica visiva, adatto ad una creativa dotata di notevole cultura figurativa, ma anche letteraria. Che dipinge pensando in termini di poesia, e non a caso accompagna spesso le sue opere ai versi di poeti e scrittori. Ma Giovanna Benzi è anche una esploratrice della storia dell’arte. Ed è per questo che le sue nuvole vengono da lontano, qualche volta da cieli del profondo antico o della classicità, dalle volte metafisiche di Piero della Francesca, dai celesti viluppi barocchi, dalle dense atmosfere del romanticismo. E c’è un modo impressionistico che vale per la pittrice, di cogliere l’attimo fuggente della nuvola che solca il cielo, col colore e il corpo che mutano con il variare della luce, e acquista la sua autonomia legandosi all’emozione della pittrice. Ne sia dunque certo lo spettatore: semplici nuvole non sono quelle dipinte da Giovanna Benzi.